I sintomi del Parkinson

Perdita dell’olfatto, stipsi, tempi di reazione più lenti, alti livelli di emoglobina e una eccessiva sonnolenza diurna, aumentano il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson

Studi lunghi e approfonditi sperano di riuscire a riconoscere precocemente segnali certi dello sviluppo della malattia per poter intervenire in modo più efficace. Anche se i risultati, purtroppo, sono ancora lontani, i ricercatori hanno concluso che la presenza di una combinazione di “sintomi precoci” come la perdita dell’olfatto, la stipsi, un tempo di reazione più lento, alti livelli di emoglobina e una eccessiva sonnolenza diurna, aumentano il rischio di sviluppare la malattia.

La diagnosi precoce e le cure per rallentare i cambiamenti progressivamente debilitanti sono i principali approcci medici per il trattamento del Parkinson. Il tremore, la perdita del controllo motorio e la rigidità degli arti sono i sintomi principali ma, paradossalmente, quando questi sintomi diventano evidenti e la diagnosi viene così confermata, le abilità motorie del paziente sono già significativamente compromesse, alterando notevolmente la qualità della vita.

Pertanto, la ricerca dei sintomi precoci della malattia, che precedono la perdita delle funzioni motorie, è un argomento di vitale importanza nella ricerca neuroscientifica.

Un studio a lungo termine, noto come Honolulu-Asia Aging Study (HAAS), ha contribuito a far luce sui segnali di sviluppo e inizio della malattia. In questa ricerca 8.006 giapponesi-americani sono stati esaminati periodicamente per 40 anni.

Dal 1991, alcuni casi di Parkinson iniziarono a emergere in questo gruppo. I pazienti sono stati classificati come pazienti con Parkinson in base alle diagnosi indipendenti fornite da due neurologi.

Sono state effettuate anche autopsie cerebrali su pazienti deceduti per accertare la formazione di corpi di Lewy, una caratteristica cellulare della malattia di Parkinson.

Lo studio ha permesso di identificare alcuni comportamenti che precedono lo sviluppo della malattia.

L’eccessiva sonnolenza durante il giorno e la perdita del senso dell’olfatto sono emerse come due caratteristiche nei pazienti che hanno contratto la malattia in età avanzata.

Anche la stipsi è stata identificata come una caratteristica che indica un rischio maggiore di sviluppare la malattia. Hanno anche mostrato una risposta più lenta ad una prova di reazione computerizzata.

Oltre alla diagnosi clinica, le autopsie del cervello di persone che hanno registrato i tempi di reazione più lenti hanno mostrato lo sviluppo di corpi di Lewy.

Tutte queste alterazioni comportamentali sono state valutate 7-8 anni prima della morte, che è un lasso di tempo sufficiente per intervenire.

Si è notato che l’incidenza della malattia di Parkinson era significativamente più alta quando i sintomi come la stipsi e il tempo di reazione lento al test computerizzato erano presenti contemporaneamente.

Anche i livelli di emoglobina del sangue possono rivelarsi un segno diagnostico per l’identificazione precoce. Normalmente, i livelli di emoglobina diminuiscono con l’età. Tuttavia, nello studio HAAS, persone che hanno avuto livelli di emoglobina maggiore o uguale a 16 mg / dl all’età di 71-75 anni, avevano una maggiore probabilità di sviluppare la malattia, valutata all’età di 80 anni. Anche un aumento dei livelli di ferro nel sangue è associato allo sviluppo del Parkinson.

Questi sintomi non sono determinanti e definitivi. Tuttavia, questi segnali sono di immenso valore predittivo dato che sono evidenti 7-8 anni prima dello sviluppo di disabilità motorie.

I ricercatori hanno concluso che la presenza di una combinazione di questi sintomi, la perdita dell’olfatto, la stipsi, un tempo di reazione più lento, alti livelli di emoglobina ed una eccessiva sonnolenza diurna, aumentano il rischio di sviluppare la malattia.

Anche se questi sintomi sono indicativi e non definitivi, segnalano ai medici la possibilità di sviluppo del Parkinson nei pazienti geriatrici e forniscono il tempo necessario per intervenire prima che il controllo motorio venga meno.

Ultimamente, in tutto il mondo, si stanno perfezionando test clinici (ad es. su sangue e saliva, sui geni…) per arrivare a individuare i cosiddetti “marcatori” che possano rendere efficace un test di laboratorio per diagnosticare la malattia di Parkinson, ma sono ancora tutti in fase di sperimentazione.
(http://www.parkinson-italia.it/parkinson/come-riconoscere-i-primi-sintomi-di-parkinson)

adminlibertango